lunedì 29 aprile 2013

Chi sostiene l’onorevole Tutto quello che c'è da sapere su Vedrò, il think tank di Enrico Letta e Angelino Alfano, insieme dal 2005.


Tutto quello che c'è da sapere su Vedrò, il think tank di Enrico Letta e Angelino Alfano, insieme dal 2005. È una delle fondazioni e associazioni guidate da politici, che non sono tenute alla trasparenza sulla provenienza dei contributi che ricevono. 
Qui
 l'intervista a Duccio Facchini (da radio "Città del Capo").






Gianni Alemanno è presidente di una fondazione. Lo sapevate? Si chiama “Nuova Italia”, “aderente al Popolo della Libertà”, riconosciuta dal 2005: talmente animata dal pubblico interesse da tener gelosamente segreto il proprio bilancio. 
Ma il sindaco di Roma non è un’eccezione: semmai, la conferma di una regola. 
Benvenuti nel grande mondo delle “fondazioni politiche” italiane. Chiunque volesse addentrarsi (comprese associazioni o think tank riferibili a parlamentari, o comunque uomini pubblici attivi nella politica italiana) sappia che farà i conti con una spessa cortina di riservatezza. Se è noto infatti che la seconda rata dei rimborsi elettorali, dirottata quest’anno a beneficio dei terremotati dell’Emilia, abbia toccato quota 91 milioni di euro, è meno dibattuto il flusso di denaro che attraversa le “fondazioni politiche”. Altreconomia ne ha contate oltre quaranta, sorte perlopiù dal 2000, e di ciascuna di queste ha cercato di ricostruire -per la prima volta- identità e struttura, raccogliendo, leggendo e approfondendo statuti e bilanci. 
Buona parte degli interpellati nicchia, rifiutandosi di inoltrare la documentazione richiesta. Il perché è immediato: lo strumento concepito e disciplinato dal codice civile del 1942 non è tenuto a rispettare i seppur blandi criteri di trasparenza cui sono sottoposti i partiti politici. Che fosse stato pensato per altri scopi (beneficenza, ricerca, archivistica) è fatto secondario. Un parlamentare di Futuro e Libertà, Aldo Di Biagio, ha ricevuto nel 2010 una proposta indecente: “Fatti una fondazione”, gli avrebbe suggerito un emissario dell’allora maggioranza parlamentare in cerca di voti di fiducia, “e ti faremo avere un milione e mezzo di euro attraverso Finmeccanica”. 
Che le fondazioni siano diventate “mezzi di finanziamento occulto di importanti uomini politici”, come racconta ad Altreconomia il deputato Fli? Una “copertura”, come le ritiene Maurizio Paniz (Pdl)? Non è rilevante. O meglio: non è così rilevante quanto il quadro tracciato, per la prima volta, grazie ai dati raccolti. Che compongono un curioso intreccio, dove l’ente “fondazione” diviene strumento indefinito, a metà tra il megafono, il collettore di fondi e la cura dell’immagine.

Symbola, l’eccezione Una sola, ad oggi, pubblica il bilancio di esercizio sul proprio sito internet: “Symbola, fondazione per le qualità italiane”, nata nel 2005 e presieduta dal deputato Pd Ermete Realacci. Nel 2011 -quando le entrate totali hanno raggiunto soglia 815mila euro- la fondazione ha potuto contare su 477mila euro provenienti dall’ingresso o dal rinnovo delle quote dei “componenti”. Tra coloro che “sostengono la missione di Symbola” vi sono Autogrill Group, Cir (Carlo De Benedetti), Eni, San Pellegrino, Monte dei Paschi di Siena e Sorgenia, azienda attiva nel settore energetico, controllata per il 65% da Cir. Come detto, questo è l’unico caso in cui è possibile reperire on-line il bilancio d’esercizio. Negli altri casi tocca recuperarlo dai diretti interessati, quando questi non si trincerano dietro a più o meno credibili ragioni di privacy. Difetto di comunicazione che ha una ricaduta: alimentare il sospetto che l’istituto “fondazione” sia divenuto strumento di lobby. 

L’antesignanaLa più longeva “fondazione politica” è Italianieuropei, nata nel 1998 su iniziativa, tra gli altri, dell’ex premier Massimo D’Alema, che ne è presidente. Le principali attività, come si legge dal sito internet, sono “l’ideazione e l’organizzazione di convegni, tavole rotonde e cicli di formazione”. Tra tutte, spicca la pubblicazione dell’omonima rivista mensile, che tira poco più di 5.000 copie. Nella parte relativa al conto economico delle quattro pagine del bilancio 2011 della fondazione emergono 314mila euro su 391mila di ricavi totali posti sotto la generica voce “contributi alle attività”. Per la stampa della rivista e la raccolta delle inserzioni pubblicitarie, e più in generale per stringere accordi di natura commerciale, Italianieuropei, non isolata, si appoggia alla Solaris srl, che controlla al 100%. Quest’ultima, nell’anno 2010, ha registrato ricavi per oltre 1 milione di euro, 592mila euro dei quali da “ricavi pubblicitari” e oltre 375mila euro da “ricavi per organizzazione di seminari”. Sommando gli abbonamenti alla rivista, la diffusione dei libri ed i ricavi dai singoli distributori, si raggiunge quota 75mila euro. 
È perciò il bilancio ad evidenziare il ruolo ricoperto dagli inserzionisti sulla vita della fondazione, che è decisivo: nel mensile di luglio le nove pagine pubblicitarie -sulle 163 totali- sono state acquistate da Manutencoop, British American Tobacco, Eni, Ferrovie dello Stato, Lottomatica, Coopsette, Telecom Italia e Piaggio. Finmeccanica ha contribuito “fin dalla nascita di Italianieuropei” con 40mila euro annui. Quattromila euro circa a numero, ottanta centesimi a copia. 

Dalla Cassa alla fondazioneAstrid, oltre ad essere un prenome scandinavo, è la fondazione presieduta dall’ex ministro Franco Bassanini -ora al vertice di Cassa depositi e prestiti- dedita all’analisi, gli studi e le ricerche sulle istituzioni democratiche. Dopo la nascita sotto forma di associazione nel 2001, otto anni più tardi Astrid ha cambiato abito. Come “Italianieuropei”, fa affidamento su un’omonima società srl “Astrid Servizi”, costituita nel 2005. La fondazione ne controlla il 94% delle quote, lasciando allo stesso Bassanini e ad altre cinque persone fisiche il restante. Presidente del cda è l’ex ministro Augusto Fantozzi, già nel comitato scientifico della fondazione, mentre amministratore delegato plenipotenziario è lo stesso Franco Bassanini. Nel 2011 la fondazione ha raccolto oltre 155mila euro (su 312mila totali) da “altri proventi”. 
“Astrid servizi”, invece, ha registrato entrate per oltre 560mila euro dalle “prestazioni” fornite nel 2010. 
Cifre rimaste orfane, data la mancata risposta in merito da parte della fondazione.

Tutti amici ad Aspen Aspen Institute Italia si definisce una “associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro”. L’istituto, presieduto pro tempore dall’ex ministro Giulio Tremonti, vede nel comitato esecutivo personalità di primo piano: il presidente del Consiglio Mario Monti, Giuliano Amato, Romano Prodi, il ministro dei Beni e delle Attività culturali Lorenzo Ornaghi e giornalisti come Lucia Annunziata e Paolo Mieli. I “soci sostenitori” sono oltre centocinquanta. Da imprese nazionali e straniere a banche internazionali: da A2a ad Acea, da Assicurazioni Generali a Finmeccanica, da Enel a Cassa deposititi e prestiti, da Eni a Bnp Paribas, da Citigroup a Fiat, da Farmindustria a Gdf Suez, da Morgan Stanley a Italcementi, da Nomura a Unicredit, da Pfizer a Rcs. Grandi gruppi privati che versano una quota annuale uguale per tutti: “Come fosse un circolo sportivo”, spiega Stefania Salustri, responsabile ufficio stampa di Aspen. Così come il bilancio, l’ammontare della quota annuale e l’elenco dei “soci ordinari” non vengono divulgati, dal momento che -come spiega il vicepresidente/tesoriere Lucio Stanca, deputato del Popolo della Libertà- “l’associazione è privata e non pubblica”, e dunque, “perché mai dovremmo rendere conto al pubblico per farci poi strumentalizzare?”. Tesi comprensibile dato che è lo stesso sito web a fugare ogni dubbio: “Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva”.

Libero condominio in libero Stato“Free Foundation” è l’“officina delle idee e di cultura popolare alternativa alla sinistra” nata nel 2000 e direttamente riconducibile all’ex ministro Renato Brunetta: basta accedere al sito internet della “fondazione” per gustarsi video, copertine dedicate di mensili, articoli e libri dell’ex baluardo anti-fannulloni. Le principali attività di “Free Foundation” coincidono con la pubblicazione di manuali di formazione politica allegati ai quotidiani Il Giornale o Libero (tra le opere più rilevanti vale la pena ricordare: “Pd, il partito della discordia”, “Tutte le balle su Berlusconi”, “Le mani rosse sull’Italia”). Per giustificare la mancata trasmissione del bilancio, l’attuale presidente, Canio Zampaglione, ha precisato che “Free è una associazione non riconosciuta, per cui essa ha obblighi civilistici simili a quelli di un normale condominio”. “Foundation” di nome, caseggiato di fatto. Con buona pace della trasparenza. 

La riservatezza di Nens
“Nuova economia, nuova società” è l’associazione-centro studi di “cultura riformista” fondata nel 2001 dal segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani e dall’ex ministro Vincenzo Visco. Se è possibile ottenere copia dell’ultimo bilancio di “Nens”, è impossibile entrare nel merito. I 215mila euro di ricavi per “prestazioni” registrati nel 2011 restano una cifra sospesa, visto che i committenti degli studi, “per motivi di riservatezza, come i normali contratti”, spiegano dal centro studi, non possono essere conosciuti. Normale amministrazione: ciò che trapela è che si tratta di undici o dodici delle più “grandi società cooperative del Paese”.  

Magna carta, e trasversale
“Magna Carta” è un’autentica fondazione sorta nel 2004, fondata dall’ex presidente del Senato Marcello Pera, animata dal “liberalismo conservatore espresso dalla tradizione anglosassone” e presieduta “d’onore” dal vice-capogruppo al Senato del Popolo della Libertà, Gaetano Quagliariello. Nel comitato scientifico si incontrano Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Lorenza Lei, ex direttore generale della Rai, Giuseppe Vegas, a capo della Consob, Giovanni Pitruzzella, vertice dell’Antitrust. Nel capitolo dei proventi del bilancio 2010, Magna Carta conta 705mila euro di “contributi di fondatori e aderenti” e poco più di 405mila euro da “erogazioni liberali”. Tra i soci fondatori, che riconoscono all’ingresso un contributo di 100mila euro e una somma annuale pari ad un quarto, vi sono tra gli altri British American Tobacco, Mediaset, la holding Securfin (di Gianmarco Moratti, consorte di Letizia, ex sindaco di Milano) ed Erg. Tra i soci aderenti spicca invece Finmeccanica, a dimostrazione della trasversalità del sostegno, che versa una quota annuale pari a 25mila euro. Cifre che stridono con i 391 euro raccolti nel 2010 attraverso il “5 per 1000”. 

La sottile linea rossa
“Riformismo e Libertà”, fondazione presieduta dall’onorevole Fabrizio Cicchitto (Pdl), ha una storia riassunta così dal deputato Pdl Sergio Pizzolante, divenuto da poco segretario generale: “La Fondazione è nata circa due anni fa e ha delegato ogni attività, concedendo l’utilizzo del logo, all’associazione “Amici della Libertà”. 
Il 10 febbraio 2012 l’associazione è stata sciolta e si è avviato il trasferimento del suo patrimonio (compresa la rivista “L’ircocervo”) alla fondazione, percorso che permetterà a quest’ultima di avere una vita autonoma e piena anche sotto il profilo amministrativo e di bilancio”. In attesa del rendiconto di “Riformismo e Libertà” è interessante notare come l’associazione “facente funzioni”, nell’anno 2011, su un totale dei proventi pari a 159mila euro, abbia raccolto 105mila euro da “contributi privati” -persone fisiche e “piccole e medie aziende” aggiunge Pizzolante- e 51mila euro da “ricavi pubblicitari, sponsor e abbonamenti”. Tra le principali iniziative messe in campo spiccano i convegni “Craxi e la grande riforma”, “Sul Pdl”, le presentazioni dei libri “Tangentopoli” di Tiziana Maiolo, “L’uso politico della giustizia” e “La linea rossa”, questi ultimi scritti proprio da Fabrizio Cicchitto.

La Celeste fondazioneCostante Portatadino è presidente di “Europa civiltà”. Dietro la scrivania del suo ufficio ricostruisce la vita della fondazione che vede in Roberto Formigoni il suo riferimento ideale, “presidente onorario” secondo il sito internet. “Siamo nati nel 1999 come associazione, sotto il nome di “Sussidiarietà e federalismo” e siamo diventati fondazione nel 2004. Formigoni era il riferimento, fin dall’inizio”. 
Poi, dal 2008, l’inizio delle difficoltà che hanno pregiudicato le attività della fondazione, nel frattempo trasformata in “Europa civiltà”. Risale al 2011 l’ultimo seminario organizzato, intitolato “Il futuro della banda larga” in collaborazione con la Fondazione Politecnico, dopo un convegno del 2010 sui “rischi della legionella negli impianti idrici”. Il rapporto con l’attuale presidente della Regione Lombardia non è affatto negato: “Formigoni non ha mai determinato le linee operative, ma è chiaro che quando si organizzava un’iniziativa si valutava che non andasse contro le sue battaglie politiche”. Perché non viene reso pubblico il bilancio? “Le cifre sono fredde, meglio interpretarle”. Che rapporto esiste tra le donazioni ricevute dalla fondazione e la campagna elettorale dell’uomo politico Formigoni? “È chiaro che la campagna elettorale è un vettore di finanziamenti. Nel 2005 c’era intorno a lui l’idea che nascesse un partito nuovo, una lista collegata. Sono giunti perciò degli afflussi sulla fondazione, alla luce di questa aspettativa, non finalizzati alla campagna elettorale e non utilizzati per quello scopo, da parte di soggetti svariati, sia privati, sia imprese di una certa dimensione, anche se non c’entrano nulla il gruppo Maugeri o il San Raffaele, se è lì che volete arrivare”. Oggi che cosa fa concretamente la fondazione “Europa civiltà”? “Abbiamo gestito per diverso tempo ‘Radio Formigoni’, successivamente ceduta al settimanale (ciellino, ndr) ‘Tempi’ per motivi di costi di gestione. Per un anno abbiamo prodotto e curato l’invio giornaliero a 30mila indirizzi della newsletter del Pdl lombardo”: alla modica cifra di 250mila euro all’anno direttamente dalle risorse centrali del Popolo della Libertà. “Ora ci occupiamo del sito internet Formigoni.it”.  

Enrico e Angelino, insieme
Riccardo Capecchi è invece il tesoriere (volontario, tiene a precisare) del cosiddetto think-net “Vedrò”. “In realtà è un’associazione nata nel 2005 che coinvolge uomini che operano nel mondo delle istituzioni, dell’impresa, della cultura, che insieme hanno tentato di immaginare il futuro dell’Italia da qui a dieci anni”. Un soggetto sorto su iniziativa, tra gli altri, di Enrico Letta e Angelino Alfano, che ha visto nel tempo il coinvolgimento di noti giornalisti (da Curzio Maltese a Oscar Giannino), politici (da Maurizio Lupi a Matteo Renzi), manager (dall’ad di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti al ministro Corrado Passera, ex ad di Intesa Sanpaolo), imprenditori (dal neo consigliere di amministrazione Rai Luisa Todini al produttore Domenico Procacci). Orientamento trasversale, com’è d’obbligo. Per via della natura “liquida” di “Vedrò” non è disponibile alcun bilancio, se non quello relativo alla società a responsabilità limitata d’appoggio, “Italia futuro servizi”, controllata interamente dalla prima. Tra i principali supporters vi sono quelli che Capecchi chiama “soggetti d’impresa che ragionano insieme a noi sulla possibilità di far vivere questo progetto”. Un elenco di massima, privo però dell’ordine di grandezza dei singoli contributi, è possibile ottenerlo scorrendo gli sponsor del rituale evento estivo che si tiene alla centrale Fies di Dro, a Trento. Enel, Eni, Telecom Italia, Vodafone, Sky, Lottomatica, Sisal, Autostrade per l’Italia, Nestlé, Bombardier, Farmindustria e il Gruppo Cremonini. Attori che stringono con il think-net accordi di natura commerciali, registrati alla voce “ricavi” del bilancio 2010 di “Italia futuro servizi” per 397mila euro. Nel caso di Eni, della quale Enrico Letta ha riproposto la privatizzazione, il rapporto si traduce nella sponsorizzazione diretta sul sito internet di “Vedrò”. Contratto commerciale anche in questo caso riservato. 
“Noi abbiamo un rapporto complessivo, questa è una delle voci: sul sito abbiamo qualche ‘k’ (corsivo nostro, ndr): non tanto”. 

Italia del futuro decideChiudono il cerchio “Italia decide” e “Italia futura”, affini per nome e comportamento. La prima è riconducibile all’onorevole Luciano Violante: tra i soci ordinari vi sono A2a, Autostrade per l’Italia, F2i, Unicredit, Terna, Intesa Sanpaolo e molti altri. La seconda è legata all’imprenditore Luca Cordero di Montezemolo. 
Entrambe le associazioni hanno preferito non rendere pubblici i propri bilanci, così come le quote dovute dai soci. Davanti c’è l’Italia, dietro, il più delle volte, non si sa. ---

domenica 28 aprile 2013

SOLIDARIETA’ AI 2 CARABINIERI E A TUTTI GLI UOMINI DELLE FORZE DELL ORDINE CHE RISCHIANO LA PROPRIA VITA



SOLIDARIETA’ AI 2 CARABINIERI E A TUTTI GLI UOMINI DELLE FORZE DELL ORDINE CHE RISCHIANO LA PROPRIA VITA



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Spari davanti a palazzo Ghigi . ci domandiamo……. perche’ sparare a 2 poveri CARABINIERI , che fanno il loro lavoro per poco piu’ di mille euro al mese . No alla Violenza
SOLIDARIETA’ ai 2 CARABINIERI E A TUTTI GLI UOMINI DELLE FORZE DELL ORDINE CHE RISCHIANO LA PROPRIA VITA PER UN MISERO STIPENDIO
NO ALLA VIOLENZA
Il Movimento è contro ogni azione violenta
Ad aprire il fuoco un uomo in giacca e cravatta. Evacuata per sicurezza la folla davanti al Quirinale
LA SPARATORIA DURANTE IL GIURAMENTO DEL NUOVO GOVERNO AL COLLE (DIRETTA)
Palazzo Chigi, spari contro carabinieri Due sono feriti. Fermato l'attentatore
Otto colpi di pistola contro due carabinieri. E’ quanto accaduto alle 11.40 di fronte a Palazzo Chigi durante il giuramento del nuovo governo. I due esponenti delle forze dell’ordine sono feriti: uno in maniera grave al collo, l’altro alla gamba. Al momento non si conoscono i dettagli della sparatoria, né l’identità dell’autore. Quest’ultimo, però, è stato già fermato: secondo le prime indiscrezioni si tratterebbe di uno squilibrato e anche lui è rimasto ferito durante la sparatoria.

Sparatoria Palazzo Chigi: due carabinieri feriti, fermato

l’attentatore

Alle 11.40 un uomo vestito in giacca e cravatta ha attraversato la piazza e ha aperto il fuoco. Le forze dell’ordine hanno risposto, lui ha tentato di fuggire: ferito e bloccato. Si tratterebbe di un italiano con problemi mentali. Ferita anche una passante in modo lieve

Sparatoria Palazzo Chigi: due carabinieri feriti, fermato l’attentatore
Sei colpi di pistola contro due carabinieri. E’ quanto accaduto alle 11.40 di fronte a Palazzo Chigi durante il giuramento del nuovo governo. I due esponenti delle forze dell’ordine sono feriti: uno in maniera grave al collo, l’altro alla gamba, ma entrambi – pur se ricoverati in codice rosso – non sarebbero in pericolo di vita. L’attentatore è stato già fermato: secondo le prime indiscrezioni si tratterebbe di Luigi Preiti, classe ’67, calabrese di Rosarno, ma residente ad Alessandria. Avrebbe seri problemi mentali e anche lui è rimasto ferito, ma non a seguito della sparatoria, ma durante la colluttazione con i carabinieri. E’ accusato di tentato tentato omicidio, porto e detenzione di armi.  L’uomo, in giacca e cravatta, sarebbe un italiano: ha attraversato la piazza e all’improvviso ha aperto il fuoco contro due carabinieri, che avrebbero risposto al fuoco. L’uomo ha poi cercato di fuggire, ma è stato bloccato. Anche una passante, secondo quanto riportano le agenzie, è rimasta ferita in modo lieve: colpita di striscio da un proiettile, è stata soccorsa dal 118 e trasportata in ospedale.
E’ scattato lo stato di ”massima allerta” sul piazzale antistante il Quirinale dove le forze dell’ordine hanno iniziato a far defluire la folla dopo la sparatoria avvenuta a Piazza Colonna. La misura, secondo uno degli agenti, sarebbe dovuta alla possibilità che ci sia in circolazione un uomo armato. Sono stati immediatamente rafforzate anche le misure di sicurezza al Colle. Si tratterebbe di una procedura normale, ma oggi è ancora più indispensabile essendoci all’interno l’intero nuovo governo che ha appena giurato. Grande agitazione, invece, nella sala al Quirinale durante la cerimonia di giuramento. La notizia della sparatoria ha fatto immediatamente il giro dei presenti: molti gli operatori e i giornalisti che stanno abbandonando le loro postazioni. Il neo ministro dell’Interno Angelino Alfano è stato informato subito dopo aver giurato. Il segretario Pdl, seduto in prima fila, era sorridente quando è stato avvicinato da un funzionario del Colle che, evidentemente, lo ha informato del gravissimo fatto. Poco dopo è stato informato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ stato il neo ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, invece, a dare al premier Enrico Letta la notizia. Il nuovo esecutivo, appena conclusa la cerimonia del giuramento, si apprestava a lasciare il Salone delle Feste tra strette di mano e sorrisi, quando Franceschini si è avvicinato al premier per avvisarlo del grave fatto avvenuto davanti a Palazzo Chigi. Eloquente il cambio di espressione sul volto del presidente del Consiglio, una volta appresa la notizia.
L’area intorno a palazzo Chigi è stata completamente transennata dai Vigili Urbani. Bandoni sono stati srotolati in via del Corso e il traffico è bloccato. Dietro le transenne sono centinaia le persone che si sono assiepate: scattano fotografie e cercano di sapere cosa sia accaduto. All’interno del perimetro delimitato è un continuo via vai di ambulanze e forze dell’ordine. Al momento è consentito accedere alle zone limitrofe al luogo dove si è verificata la sparatoria solo a piedi. Gianni De Gennaro, sottosegretario ai Servizi segreti del governo Monti, si è recato sul luogo della sparatoria per controllare la scena del crimine. De Gennaro e uscito da Palazzo Chigi dove si trovava. ”Abbiamo saputo, stiamo andando lì”. Lo ha detto il ministro della Difesa Mario Mauro, nel cortile del Quirinale dopo il giuramento, prima di andare a Palazzo Chigi e spiegando di avere appena appreso della notizia della sparatoria davanti alla sede del governo.
La democrazia non accetta la violenza.

A nome di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle esprimiamo la nostra ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato poco fa davanti a Palazzo Chigi e manifestiamo tutta la nostra solidarietà umana e civile ai tre Carabinieri in servizio ed al passante feriti. La democrazia non accetta la violenza.Vito Crimi e Roberta Lombardi

Voglio esprimere totale solidarietà e vicinanza all’Arma dei Carabinieri, al Comando provinciale di Caserta, e in particolar modo alla famiglia del carabiniere Tiziano Della Ratta rimasto ucciso durante una sparatoria a Maddaloni (Caserta).Piena solidarierà e vicinanza anche ai due carabinieri rimasti da poco feriti nella sparatoria avvenuta davanti Palazzo Chigi.Condanna ferma contro ogni tipo e forma di violenza.

A nome di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle esprimiamo la nostra ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato poco fa davanti a Palazzo Chigi ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà umana e civile ai tre Carabinieri in servizio ed al passante feriti. La democrazia non accetta la violenza.Roberta Lombardi
capogruppo portavoce
Movimento 5 Stelle
Camera dei DeputatiVito Crimi
capogruppo portavoce
Movimento 5 Stelle
Senato della Repubblica
COMUNICATO STAMPA INVIATO A NOME DEI GRUPPI PARLAMENTARI M5S SUI FATTI DI PALAZZO CHIGIA nome di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle esprimiamo la nostra ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato poco fa davanti a Palazzo Chigi e manifestiamo tutta la nostra solidarietà umana e civile ai tre Carabinieri in servizio ed al passante feriti. La democrazia non accetta la violenza.
Roberta Lombardi
capogruppo portavoce
Movimento 5 Stelle
Camera dei Deputati
Vito Crimi
capogruppo portavoce
Movimento 5 Stelle
Senato della Repubblica
Beppe Grillo, dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi di questa mattina 28 aprile 2013, interviene su La Cosa con un messaggio di solidarietà all’arma dei Carabinieri, alle famiglie dei feriti e per dissociare se stesso e il Movimento 5 Stelle da qualsiasi forma di violenza nei confronti di Istituzioni o chicchessìa.
Il Movimento è contro ogni azione violenta http://urlin.it/3affd
Beppe Grillo comunicato dopo sparatoria a Palazzo Chigi
Beppe Grillo, dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi di questa mattina 28 aprile 2013, interviene su La Cosa con un messaggio di solidarietà all’arma dei Carabinieri, alle famiglie dei feriti e per dissociare se stesso e il Movimento 5 Stelle da qualsiasi forma di violenza nei confronti di Istituzioni o chicchessìa.
Il Movimento è contro ogni azione violenta

giovedì 25 aprile 2013

L'iva sui Rifiuti Non va Pagata

12/12/2012
IVA SULLA TIA
 

Da TARSU a TIA1 a TIA2 alla TARES

A partire dal 1999 molti Comuni hanno sostituito la Tassa Smaltimento Rifiuti Solidi Urbani con la Tariffa di Igiene Ambientale, come definito dall’art. 49 del D.lgs. n. 22 del 1997 (il cosiddetto Decreto Ronchi) e dal DPR n. 158/1999.
Le principali differenze tra TARSU e TIA riguardano:
- il calcolo del tributo che, nel caso della TARSU è effettuato sulla base dei metri quadrati del proprio immobile (con una riduzione nel caso si viva da soli), nel caso della TIA, invece, la tariffa è determinata da una quota fissa del servizio, ai quali si aggiunge una componente variabile legata al numero dei componenti del nucleo familiare, e calcolata, cioè, in base ai “rifiuti effettivamente prodotti”, e nei fatti così non è stato;
- senza nascondere che nel settore dei rifiuti si è registrata un’evoluzione positiva, specialmente in alcune realtà territoriali, tesa ad incentivare sempre più la raccolta differenziata ed i comportamenti delle utenze finalizzati a ridurre i rifiuti alla fonte, a massimizzare il recupero ed a minimizzare il ricorso alla discarica.
Con il passaggio da “tassa” a “tariffa”, nei comuni dove è avvenuto, hanno applicato su quest’ultima l’IVA al 10%.
Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2009, la maggior parte dei comuni coinvolti continuano tuttora ad applicare impropriamente l’IVA.


L’illegittimità dell’IVA sulla TIA

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, ha stabilito che la TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) così come disciplinata dal Decreto Ronchi è una “tassa” e non una “tariffa”, pertanto, sulla stessa non è applicabile l’IVA.
Si riconosce, così, del tutto illegittima l’IVA al 10% applicata dai comuni interessati sulla TIA, per la quale, oggi, i cittadini possono chiedere il rimborso.


La TIA in cifre

Sono oltre 6 milioni le famiglie (pari a oltre 19.530.626 cittadini) residenti in ben 1340 comuni italiani, che, dal 1999 al 2011, hanno dovuto pagare l’IVA di troppo sulla tassa sui rifiuti, e che oggi devono avere indietro quanto versato in più del dovuto.
La stima di tale spesa non è affatto di poco conto: secondo quanto indicato dall’ANCI si stima che i rimborsi per le famiglie ammontino a 993 milioni di Euro.
Ad esempio: per una famiglia che paga 250 Euro all’anno di TIA, quindi, la restituzione corrisponderebbe a 25 Euro l’anno, che vanno moltiplicati per il numero di anni in cui si è pagata la TIA.

Ora tocca al Governo ed alle aziende o comuni dare corretta applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale

Per oltre 2 anni e mezzo la Federconsumatori ha richiesto al Governo Berlusconi di dare attuazione alla sentenza. Dopo la sentenza della Corte decine di migliaia di cittadini hanno avanzato domanda per la richiesta di cessazione dell’assoggettamento all’IVA della TIA nonché per la restituzione di quanto illegittimamente pagato da quando è avvenuto il passaggio da TARSU a TIA nelle città o comuni interessati.
Il Governo ha tergiversato a lungo, tentando in seguito di scippare i rimborsi agli aventi diritto, e, infine, cambiando nome alla TIA da Tariffa di Igiene Ambientale (TIA1) in Tariffa Integrata Ambientale (TIA2) ai sensi del D.lgs. 152/2006, etichettandola con il D.L. 78/2010 come “prestazione di servizio” su cui è applicabile l’IVA. Ovvero, come cambiare solo il nome senza cambiare la sostanza.
La nuova TIA2 (Tariffa Integrata Ambientale), attivata da molte realtà a partire dal 1/7/2010 che però, in assenza del regolamento attuativo, è applicabile per legge sulla base del regolamento attuativo della vecchia TIA del 1999 (sulla quale l’IVA è illegittima).
Insomma, il Governo Berlusconi le ha provate tutte per aggirare milioni di italiani declinando le proprie responsabilità nel dare applicazione ad una sentenza dell’Alta Corte Costituzionale.


La battaglia continua

La Federconsumatori, intanto, ha inviato nel 2010 lettere di diffida (ai sensi dell’Art. 140, comma 5, del Codice del Consumo) a circa 20 aziende multiutility che erogano e riscuotono le bollette della TIA. In alcuni casi ha ottenuto importanti risultati, come a Perugia, Terni e Narni, che hanno cessato nel 2010 l’applicazione dell’IVA sulle bollette future della TIA. In altri casi, come a Rimini, il Comune aveva invitato l’azienda Hera, di cui è azionista, ad ottemperare nell’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale, ma l’azienda si è rifiutata, quindi la Procura ha aperto un’indagine.
Sempre nel 2010 la Federconsumatori ha intrapreso una “causa inibitoria” a Melegnano (MI) presso il Tribunale di Lodi nei confronti dell’azienda locale ma senza trovare un pronunciamento d’urgenza incoraggiante teso a far cessare questo prelievo indebito sulle bollette degli utenti.
Nel frattempo, il Comune di Roma ha annunciato che non avrebbe più applicato l’IVA sulla TIA, salvo poi fare retromarcia, con l’aggravante di aumenti di pari importo sulle tariffe, del ripristino dell’IVA sulle bollette nel 2011 e del recupero dell’IVA del 2010 in aggiunta alle bollette del 2012.
Federambiente e ANCI, sollecitate dalla Federconsumatori a dare indicazioni alle proprie aziende di applicare la sentenza della Corte Costituzionale, si sono giustificate di non aver agito in tal senso in quanto aspettavano disposizioni da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’applicazione della sentenza.
Nel 2011 Federconsumatori di Genova, Prato ed Alessandria hanno promosso cause pilota davanti al Giudice di Pace, con 3 vittorie significative a favore dei cittadini che hanno ottenuto il rimborso. A Genova, con la riproposizione delle cause, sono già 700 i cittadini che hanno vinto e sono stati rimborsati dall’azienda e per altre 10.000 persone si sta predisponendo la documentazione, sempre che non si arrivi ad un auspicato accordo con il comune. Ad Alessandria, dove la vittoria nella prima causa pilota ha portato al rimborso di 17 utenze per un importo medio di 100 Euro a testa, è stata presentata una causa davanti al Tribunale Ordinario con rito 702 bis c.p.c. per altre 45 utenze con pronuncia a febbraio 2013. Anche a Pesaro è stata promossa una causa pilota presso il GDP con udienza fissata per il 18 dicembre 2012. A Trento Federconsumatori ha avviato una causa pilota, la cui udienza finale è prevista per il 20 dicembre 2012, che è stata dirottata per competenza al tribunale. A Bologna si sta lavorando per mettere insieme gruppi di 100 utenze e per promuovere cause presso il tribunale, raccogliendo la documentazione e promuovendo assemblee di cittadini. Nel 2013 anche a Forlì, Cesena e Modena verranno promosse le prime cause per gruppi di utenti. A Roma, infine, sono già state avviate cause per gruppi di utenti presso il G.D.P. e si è in attesa degli esiti dei procedimenti stessi, in modo da poterli estendere ad alter 1.000 utenze.  
In questo contesto di pronunciamenti favorevoli, che ci danno vigore nel condurre questa battaglia di legalità e giustizia raggiungendo un importante obiettivo con il nuovo Decreto Legge del 6/12/2011 n.201 (già convertito in legge) in cui, all’art. 14, si istituisce il nuovo tributo per il servizio di smaltimento dei rifiuti, su cui l’IVA dal 1/1/2013 non verrà più applicata: un notevole risultato raggiunto nella campagna fin qui condotta dai consumatori e dalla nostra Associazione. 


La sentenza della Cassazione

La Cassazione, con la sentenza dell'8 marzo 2012 n°3756 ha confermato definitivamente l'illegittimità dell'IVA sulla TIA.
La sentenza smentisce e censura il comportamento del Governo precedente, che le aveva provate tutte per aggirare 17 milioni di cittadini che hanno pagato indebitamente l’IVA sulla TIA.
“Ora chiediamo al Governo Monti di chiudere la vicenda una volta per tutte, dando finalmente piena applicazione alla sentenza della Corte costituzionale e della Cassazione,  restituendo l'IVA pagata indebitamente da milioni di cittadini attraverso uno storno sulle future bollette o consentendo la detrazione dell'importo non dovuto nelle dichiarazioni dei redditi.” – dichiara Mauro Zanini, Vice Presidente Federconsumatori.
E’ chiaro che va trovata una soluzione urgente e politica da parte del Governo e del Parlamento.
Chiediamo inoltre che Federambiente ed l'ANCI  questa volta svolgano fino in fondo il loro ruolo, sollecitando il Governo ad assumersi le proprie responsabilità, dando applicazione alle sentenze senza "se" e senza "ma", in coerenza con i principi di equità e di giustizia nei confronti di milioni di cittadini .
Nel contempo Federconsumatori invita i cittadini che ancora non lo avessero fatto, ad avanzare richiesta di immediata cessazione dell’applicazione dell’IVA (senza aspettare il 1 gennaio 2013 quando con la nuova tassa rifiuti comunque scomparirà) e di rimborso di quanto indebitamente pagato alla aziende od ai comuni che applicano la TIA.
Allo stato attuale sono 550.000 i cittadini che hanno inoltrato le domande di cessazione e rimborso alle aziende. Di questi, 235.000 hanno visitato la sezione dedicata del nostro sito e/o scaricato la modulistica per il rimborso TIA, mentre gli altri si sono rivolti direttamente alle nostre strutture territoriali.  

Le prossime iniziative

Dopo aver incontrato il sottosegretario al Ministero dell'Ambiente Tullio Fanelli per sollecitare una soluzione politica e di assunzione di responsabilità da parte del Governo Monti e aver consultato Ferderambiente – che a sua volta ha esortato l’esecutivo a dare attuazione alla sentenza. Richiederemo un incontro con l'ANCI, nel corso del quale solleciteremo una forte mobilitazione e pressione affinché il Governo agisca in questa direzione.
Contestualmente le nostre strutture territoriali e Nazionali solleciteranno i parlamentari a proporre o.d.g ed interrogazioni al Governo affinché si pronunci e si impegni a dare applicazione alla sentenza della Corte e della Cassazione.
Sul versante giudiziario, continueremo a promuovere “cause pilota” raggruppando diversi cittadini presso i Giudici di Pace nei territori in cui vi è stata più forte la mobilitazione della Federconsumatori oltre che a “cause inibitorie” ai sensi del Codice del Consumo ed infine anche azioni collettive in una o due grandi realtà Nazionali.

MODULISTICA:
In fondo a questa pagina, in allegato, trovate il modulo per avanzare la richiesta individualmente.
Qualora, invece, voleste farmi assistere dalla Federconsumatori potete rivolgervi alle nostre sedi, presenti su tutto il territorio nazionale (trovate la sede più vicina nella sezione sedi del nostro sito).


ALCUNI CHIARIMENTI:
Per la presentazione della domanda non esiste alcuna scadenza.
La richiesta per il rimborso di quanto indebitamente pagato può essere fatta relativamente agli ultimi 10 anni, e comunque dopo il passaggio nel proprio comune da TARSU a TIA.

ARTICOLI SULLA VICENDA:

  


LEGGETE ANCHE I NOSTRI COMUNICATI A QUESTO LINK


25 Aprile 2013: da un ventennio all’altro per una nuova resistenza.

Ma quale Liberazione??????

Nella nomina a presidente del Consiglio di un membro del Bilderberg il 25 aprile è morto,
nella grassa risata del piduista Berlusconi in Parlamento il 25 aprile è morto,
nella distruzione dei nastri delle conversazioni tra Mancino e Napolitano il 25 aprile è morto,
nella dittatura dei partiti il 25 aprile è morto,
nell'informazione corrotta il 25 aprile è morto,
nel tradimento della Costituzione il 25 aprile è morto,
nell'inciucio tra il pdl e il pdmenoelle il 25 aprile è morto,
nella rielezione di Napolitano e il passaggio di fatto a una Repubblica presidenziale il 25 aprile è morto,
nell'abbraccio tra Bersani e Alfano il 25 aprile è morto,
nella mancata elezione di Rodotà il 25 aprile è morto,
nella resurrezione di Amato, il tesoriere di Bottino Craxi, il 25 aprile è morto,
nei disoccupati, nelle fabbriche che chiudono, nei tagli alla Scuola e alla Sanità il 25 aprile è morto,
nei riti ruffiani e falsi che oggi si celebrano in suo nome il 25 aprile è morto,
nel grande saccheggio impunito del Monte dei Paschi di Siena il 25 aprile è morto,
nel debito pubblico colossale dovuto agli sprechi e ai privilegi dei politici il 25 aprile è morto,
nei piduisti che infestano il Parlamento e la nazione il 25 aprile è morto,
nelle ingerenze straniere il 25 aprile è morto,
nella perdita della nostra sovranità monetaria, politica, territoriale il 25 aprile è morto,
nella Repubblica nelle mani di Berlusconi, 77 anni, e Napolitano, 88 anni, il 25 aprile è morto,
nei processi mai celebrati allo "statista" Berlusconi il 25 aprile è morto,
nella trattativa Stato - mafia i cui responsabili non sono stati giudicati dopo vent'anni il 25 aprile è morto,
nel milione e mezzo di giovani emigrati in questi anni per mancanza di lavoro il 25 aprile è morto,
nell'indifferenza di troppi italiani che avranno presto un brusco risveglio il 25 aprile è morto.
Oggi evitiamo di parlarne, di celebrarlo, restiamo in silenzio con il rispetto dovuto ai defunti.
Se i partigiani tornassero tra noi si metterebbero a piangere.





Siamo di fronte a una nuova guerra; una guerra morale e finanziaria che coinvolge l’intero globo e rende la popolazione mondiale schiava del Dio Denaro. Alcuni, i pochi, assetati di potere e prigionieri del bisogno di controllo. E poi gli altri, vittime quotidiane di abusi che vedono in misura sempre crescente i propri beni, conquistati con fatica, finire nelle mani delle banche.
guerra finanziaria
L’Italia “festeggia” oggi la giornata della Liberazione. Cambia il periodo, cambiano le persone, cambiano i nomi delle forze politiche, ma la sostanza, purtroppo,  rimane la stessa.
Continuiamo a essere prigionieri, noi, il popolo. Se nel 1945 i partigiani, al fianco di alleati americani, francesi e inglesi, combatterono contro i tedeschi nazisti e i “repubblichini” che li sostenevano, oggi il nemico non é definito da limiti puramente territoriali.
Esso si maschera sotto diversi nomi:
Crisi
Spread
I Mercati
Austerità
Debito Pubblico
Interessi
Responsabilità…
Complici di queste ultime é il mondo politico tradizionale. La loro arma si chiama(va): informazione. Con essa ci hanno fatto credere delle cose e ce ne hanno nascoste delle altre. Elementi importanti dietro quel che doveva apparire normale agli occhi di tutti, ma che nascondevano e continuano a nascondere ciò di più inaccettabile e grave per l’intera umanità.
La rete, senza dubbio, può essere il campo per una nuova resistenza. Il tappeto per una nuova liberazione dopo un ventennio (ma il vero  problema ha radici più profonde…) insulso, logorante nell’animo e nelle tasche. L’appello che faccio è per un’informazione attiva.
Può essere doloroso e devastante conoscere meglio realtà che sembrano apparentemente amiche e cordiali, ma si tratta, ad ogni modo, di uno sforzo che vale la pena fare se vogliamo ritornare ad essere liberi.
Abbiamo quest’arma, usiamola fino in fondo per una nuova Resistenza.
Mister P.